domenica 17 novembre 2013

UOMINI E CAPORALI (Sir. Kant, Sir Locke e noi italiani)





Quanto tempo che non scrivo su questo "foglio di schermo"...quante cose sono successe: politiche, economiche, sociali, quest'Italia non sta mai ferma.O così sembrerebbe.Non mi è ancora tornata la voglia di scrivere , non mi sento ancora pronto a farneticare su questo e quello come ho fatto nei precedenti post. Sono ancora in uno stato di catalessi da cui forse difficilmente mi riprenderò.Voglio solo postare un mio pensiero, anche se credo non sia solo mio visto lo stato di incaz..tura montante in molti miei concittadini.Veramente non è nemmeno "mio" , è di due signori vissuti qualche tempo fa ma ancora drammaticamente valido , soprattutto per noi italiani :

John Locke (1632 - 1704)        "...i principi non devono essere messi in discussione. Infatti una volta stabilita la tesi che esistono principi innati poneva i suoi seguaci nella necessità di accogliere alcune dottrine appunto come innate: il che voleva dire privarli dell'uso della propria ragione e del proprio giudizio e porli nella condizione di credere ed accettare quelle dottrine sulla base della fiducia, senza ulteriore esame. Messi in questa posizione di cieca credulità, potevano essere più facilmente governati e diventavano più utili per una certa specie di uomini, che avevano l'abilità e il compito di dettar loro i principi e di guidarli.»
Quando questo scozzese , emanciato e , diciamocelo , anche un pò bruttino, scriveva queste parole non c'era stata ancora nè la rivoluzione Americana (o guerra d'indipendenza), nè quella francese; 
Lo stesso anno in cui nasceva questo illustre sconosciuto, in Italia un certo Galileo Galilei esprimeva le proprie teorie antiaristoteliche (e per questo l'anno seguente sarebbe stato condannato dal tribunale ecclesiastico o "santa inquisizione"), quasi fosse avvenuto un passaggio di testimone sulla libertà delle idee, scientifiche e non.

Ottant'anni dopo, un'altro esimio sconosciuto (in questo caso un prussiano), Immanuel Kant, quasi con le stesse parole , in un suo saggio rispondeva alla domanda "che cos'è l'Illuminismo?"
File:Kant foto.jpgKantWasIstAufklärung.png
Immanuel Kant (1724 - 1804)  « L'Illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto d'intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È questo il motto dell'Illuminismo»   (da: Risposta alla domanda: che cos'è l'Illuminismo? 1784)

La gran parte degli uomini, pur essendo stati creati liberi dalla Natura ("naturaliter maiorennes") si accontenta molto volentieri di rimanere "minorenne" (traduco : "Pecore") per tutta la vita. 
Questa condizione è dovuta o a pigrizia (non assumersi le proprie responsabilità è una scelta comoda), o a viltà (non si ha il coraggio di cercare la verità). 
In ogni caso il risultato di questa non-scelta è la facilità per i più scaltri (o i più potenti) di erigersi ad interessati tutori di costoro."Se io ho un libro che pensa per me, se ho un direttore spirituale che pensa per me… io non ho più bisogno di darmi pensiero di me. Non ho bisogno di pensare, …". 
Gli interessati tutori imprigionano i vili e i pigri anche solo paventando loro i rischi che si corrono a voler camminare da soli.  Non s'impara a camminare senza cadere, e questo li terrorizza, per cui rimarranno infanti (pecoroni) per tutta la loro vita.
Pensandoci bene, questo signore, vissuto durante le due rivoluzioni (quella americana era appena finita e quella francese aveva a divenire), oltre alla somiglianza fisica con quell'altro (parrucchino a parte sembrano due gocce d'acqua), nell' 84 (...millesettecento84! ) non faceva altro che confermare i pensieri del suo "gemello" ... un popolo è libero solo se vuole divenirlo.
Ora , 230 anni e almeno quattro rivoluzioni economico-culturali dopo (francese-libertaria, industriale-capitalistica, russa-comunista, post-industriale o tecnologico-elettronica) il quesito permane : "siamo uomini o caporali ?" (citaz. Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio detto TOTO')
L'Italia vista dai miei occhi, sentita con le mie orecchie e confermata dai soliti votanti PD-PDL-F.I. etc; mi fa pensare che almeno qui il tempo si è fermato. 
Definitivamente.
A  380 anni fa.
("Galileo dove sei ?" )  



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